Massimiliano Pelletti
“La fortuna di nascere a Pietrasanta”
Biografia
Massimiliano Pelletti nasce nel 1975 a Pietrasanta, dove vive e lavora. Fin da bambino frequenta il laboratorio del nonno Mario, dove apprende le prime tecniche di lavorazione. Dopo il Liceo artistico, si laurea in filosofia a Pisa, disciplina che influenza anche il suo percorso artistico. Nel 2006 fa il suo esordio come artista vincendo la partecipazione alla XII Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo e nel 2014 è tra i vincitori del Premio Fondazione Henraux. Nel 2019, una sua opera è stata commissionata dal brand Roberto Cavalli e dalla societa messicana Peninsula per un progetto urbanistico ad Acapulco, Messico. Ne 2021, la mostra “Canova. Tra innocenza e peccato”, presso il MART di Rovereto, da un’idea di Vittorio Sgarbi.
Intervista
“Si metta in piedi vicino a quest’opera, poi seduto alla scrivania”.
“Ma come… appena entrato e già ha individuato i punti dove fare le fotografie?” è la domanda che Massimiliano rivolge al fotografo che accompagna il vostro cronista per l’intervista; niente di più facile, lo studio del giovane artista – pietrasantino doc – è perfetto per lo shooting: angolazione e tonalità delle luci ottime, disposizione dei cavalletti delle opere eccellente, arredo degli spazi esemplare. Lasciamo il tecnico, ben contento di non dover impazzire con tempi di espozione e ISO, ai suoi scatti e iniziamo la chiaccherata con Massimiliano.
Raccontaci del tuo percorso artistico, dall’inizio.
“Il primo vero approccio alla scultura è stato all’interno dello studio del nonno dove, giocando e osservando, ho appreso le basi di quello che sarebbe diventato il mio lavoro. Ho poi impostato gli studi verso l’arte frequentando il Liceo Artistico e poi la facoltà di Filosofia perchè ritenevo potesse essere fondamentale per avere un’apertura mentale al fine di creare un proprio linguaggio artistico personale”.
Nonno Mario è stato uno dei migliori artigiani del marmo che l’Italia abbia mai avuto, tanto che il Vaticano nel 1973 lo incluse nella squadra per il restauro del volto di Maria della Pietà di Michelangelo in S. Pietro, deturpata da un folle.
Cosa ti ha lasciato il nonno?
“Ho scoperto la scultura sin da piccolo nel suo studio. Il mio approccio al mondo del martello e dello scalpello è iniziato come un gioco e pian piano senza che neanche me ne accorgessi, mi sono ritrovato con una solida conoscenza tecnica.
Nonno Mario mi ha insegnato il mestiere anche se non voleva, ritendendolo un lavoro duro e faticoso. E’ stato però “costretto” in quanto la mia presenza nello studio era assidua. Oggi, quell’ aspetto ludico che ho vissuto sin da piccolo, continua ad accompagnarmi, ma la rilassatezza che da piccolo era legata esclusivamente al gioco – oggi che la scultura è diventata una professione – è dettata dalle competenze e dalla sicurezza che ho acquisito nel tempo”.
Passeggiamo fra le tue opere.Cavità, fratture, imperfezioni: i “difetti” dei materiali impiegati diventano nuove possibilità espressive.
“Le caratteristiche delle pietre sono molto importanti: a volte cerco dei materiali con delle cavità, oppure con formazioni di cristalli su di esse; mi interessa che che tali particolarità siano sull’opera, in modo che il risultato finale sia il frutto di un lavoro co-autoriale tra me e la pietra. Le mancanze che sono all’interno dei miei lavori non sono mai assenze, ma presenze; di fatto cerco di trasformare con la mia lavorazione il “difetto” presente sopra la materia in un pregio. I materiali spesso sono marmi, graniti o pietre semi-preziosi, diversi tra loro e ognuno con proprie criticità. Ne consegue che, per uno scultore non è così semplice approcciarsi a lavorazioni del genere in cui sono richiesti svariati tipi di competenze tecniche che possono essere acquisite solo direttamente sul campo”.
Lavori soprattutto quarzi, onici, calcari, meno il marmo: perchè?
“Non sono riuscito a trovare nel risultato scultoreo ottenuto dalla perfezione e compattezza del marmo il mio linguaggio”.
Dicono di te: l’origine artistica di Pelletti è tutta contenuta nella storia culturale di Pietrasanta.
“Sono cresciuto all’interno di laboratori dove si eseguivano riproduzioni in marmo Bianco di sculture classiche, di conseguenza il classicismo appartiene al mio vissuto. Penso che ci siano dei territori in cui, per caratteristiche intrinseche, si sia sviluppata la cultura del marmo, del legno o della ceramica. Nel panorama internazionale è emerso chi in qualche modo ha avuto la fortuna di provenire da tali territori, sapendo riprenderne con competenza le tecniche ed i linguaggi, reinterpretandoli in chiave contemporanea, dando così ad essi una diffusione ancora più ampia rispetto a quella che le era stata data in termini di artigianato”.
E’ vero che nel tuo atelier c’è una stanza segreta? Cosa c’è dentro?
“Proprio così. All’interno dell’atelier si trova una stanza molto preziosa; è una gipsoteca con più di 150 modelli in gesso: copie di opere greche, romane, sacre e classiche in gran parte provenienti dai laboratori di scultura pietrasantini. Sono memoria storica del territorio ma pure trumenti utili per la realizzazione delle mie opere”.
Quale è il ruolo dell’artista nell’attuale congiuntura socio-culturale?
“Di essere specchio del proprio tempo e di riuscire a conservare tecniche e maestrie che con l’imbarbarimento dei giorni nostri si stanno perdendo”.
Il tempo di un caffè di saluto e lasciamo Massimiliano ai preparativi di una mostra a Londra, felici – il fotografo più di tutti…, – di aver incontrato un artista di grande talento.