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Sei scultori Apuani, protagonisti indiscussi del Rinascimento Americano a fine ‘800

di Maria Mattei, docente e ricercatrice.

Il Maine Monument a Central Park, la Borsa a Wall Street, il Tribunale con le sue celebri colonne sormontate dai capitelli più grandi d’America, l’Arco di Washington al Village, il Firemen’s Memorial e la Riverside Church che conta  più di 500 opere eseguite dai Piccirilli Brothers.
Passeggiare a Manhattan è come ballare il tip tap tra le opere di questi virtuosi dello scalpello. Ed ancora il Metropolitan Museum, dove si può ammirare Fragelina, la fanciulla in marmo bianco considerata uno dei capolavori di Attilio Piccirilli e la Black Seal, la Foca in marmo nero, con cui il fratello Furio vinse il Premio Speyer alla National Academy of Design nel 1929.

 

Entrare nella sala in cui si trovano Memory, il Milmore Memorial e Victory,  capolavori firmati Daniel Chester French, offre sensazioni indimenticabili, ma scoprire che tutte queste opere  furono realizzate nello Studio Piccirilli del Bronx  lascia senza fiato. Sulla Fifth Avenue, i Piccirilli lavorarono alla Frick Mansion e al Pulitzer Memorial; al 636 del

 

Rockefeller Centre i modernissimi bassorilievi  “Commerce and Industry”, “Youth leading Industry” e  “The Joy of Life” portano la firma di Attilio Piccirilli.  Poco distante, uno dei luoghi simbolo della città, la New York Public Library completata nel 1911 è protetta dai due leoni più popolari degli Stati Uniti, anch’essi scolpiti dai Piccirilli. E il nostro tip tap
prosegue fino a Brooklyn e al Woodlan Cemetry nel Bronx, a Washington e poi in Virginia, Wisconsin, fino in Canada con il Campidoglio di Winnipeg.

 

Una mole di lavoro enorme, 50 anni di attività per i sei fratelli che emigrarono da  Massa nel 1888 e che, due anni dopo, aprirono sulla 142 Est nel Bronx un laboratorio di scultura che fece epoca e diventò il fulcro di una vera e propria rivoluzione. Il loro arrivo a New York coincise, infatti, con un momento di incredibile fermento: il cosiddetto Rinascimento Americano, momento in cui l’arte pubblica era al suo apice e le grandi commesse erano affidate agli scultori che si erano affrancati dal vincolo della residenza in Italia. Per questo gli artisti americani iniziarono a rivolgersi agli studi del Bronx per far eseguire in pietra i propri modelli.

 

Fu un cambiamento epocale, l’arte e la maestria artigianale italiane furono messe al servizio degli scultori americani che non erano più costretti ad inviare I modelli agli studi di Carrara, Roma o Firenze. I sei fratelli, formatisi a Massa alla Regia Accademia di Belle Arti e poi a Roma all’Accademia di San Luca, “regalarono all’America l’arte, la scienza e la capacità di liberare l’angelo dalla pietra.

 

Purtroppo come gli oscuri lavoranti degli studi italiani descritti da Hawthorn nel “Fauno di Marmo”, anche i Piccirilli faranno i conti con l’anonimato e i pregiudizi che porteranno la Commissione per il Lincoln Memorial a rigettare il suggerimento di Chester French di apporre il nome “troppo italiano” dei sei fratelli  sul piedistallo del Memoriale. Fu il Prof. Lloyd Ultan negli anni 90 a scoprire che la statua del 16° Presidente degli Stati Uniti era stata eseguita da sei immigrati italiani e solo molti anni dopo i docenti Carrol e Shelley scoprirono il luogo dove si trovava il leggendario studio dei Piccirilli Brothers, sparito nel nulla insieme ai suoi archivi e ai gessi delle opere famose, alla fine degli anni 40.
Forse, grazie a nuovi documenti recentemente acquisiti dalla Public Library di New York, sarà possibile fare altri passi per dissipare il velo di mistero che ha avvolto questa famiglia di scultori che portò in America anche una forte tradizione radicale di impegno politico e di solidarietà in favore dei più poveri. Questo aspetto è al centro della ricerca italiana sui Piccirilli Brothers che con quasi certezza è possibile affermare ereditarono il passato repubblicano e garibaldino del padre Giuseppe, scultore romano, e quello sicuramente radicale della famiglia materna, rappresentativa di un milieu culturale e politico molto interessante. Ferruccio fu la vera testa calda del gruppo, già in Egitto sul finir del secolo combatté successivamente in Grecia con Amilcare Cipriani e Ricciotti Garibaldi e poi a Cuba. Attilio, che sostenne le campagne elettorali di Fiorello La Guardia, si legò al mondo radicale Americano: lo scultore anarchico Onorio Ruotolo era suo amico, come Arturo Giovanniti il poeta di Lawrence. L’autore del Maine Monument corrispose con congressmen radicali del calibro di Anthony Capraro e Vito Marcantonio.

 

Nel 1923 con una dozzina di intellettuali italo americani quali  Edward Corsi, Sisca, Bellanca,Patri, Francesca Vinciguerra, fondò la Leonardo Da Vinci Art School nel Greenwich Village. Scopo della scuola era diffondere tra i figli degli immigrati la scintilla dell’arte. I corsi di architettura, pittura e scultura si tenevano la notte per consentire la frequenza alla fine di lunghe ore di lavoro. Da questa scuola passeranno moltissimi scultori ed artisti. Tra questi Isamu Noguchi, Louise Bourgeoise e Elaine De Kooning. La scuola avrà il riconoscimento delle maggiori personalità dell’epoca da Roosevelt alla Duse, da Toscanini a Dewey, da Sherwood Anderson ad Enrico Caruso che fu, insieme a la Guardia, fraterno amico di Attilio Piccirilli.

 

Una storia incredibile quella dei Piccirilli Brothers, con molti capitoli ancora da scrivere. Non ultimo quello sui gessi spariti con la demolizione dello studio. Il ritrovamento a Carrara, in uno dei laboratori dell’Istituto professionale per il Marmo, del modello in gesso della Foca in marmo nero conservata al Metropolitan, fa sperare che forse, con un pizzico di fortuna,  sarà possibile ritrovare anche gli altri.

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