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Paolo Borghi: Pietrasanta, Eden della scultura

Gli artisti legati a Pietrasanta
Magica e struggente la scultura di Paolo Borghi
“Pietrasanta, Eden della scultura”

Paolo Borghi è un artista di lungo corso e scultore poliedrico. Di origini comasche, recentemente è stato premiato dal Circolo Fratelli Rosselli di Pietrasanta, e si aggiunge alla ricca lista di artisti legati alla Piccola Atene. Uomo di grande cultura, ha lavorato marmo, bronzo e creta; la sua carriera è stata caratterizzata da mostre personali in Italia e all’estero la cui cifra artistica è stata riconosciuta dalla critica internazionale. Lo storico d’arte Rolando Bellini l’ha definita “artista classico, anti classico, dalla poetica struggente”. Si rivede in questa definizione?
“La definizione che Bellini ha dato del mio lavoro mi ha fatto riflettere. Prendendo il termine classico nel suo solo significato storico-formale, si può individuare una certa mia vicinanza stilistica, ma il mio vero scopo espressivo è piuttosto quello di utilizzare la maniera classica soltanto come medium espressivo per meglio mascherare le mie “deformazioni” e per meglio dissimularle. Il classicismo non tollera la deformazione ed è forse qui che può emergere una visione anticlassica. Nella scultura ‘Danza sapienzale’ le figure di Apollo e Dioniso non sono più contrapposte, ma sono fuse tra loro: una parte del loro corpo si immedesima nel corpo dell’altro, provocando una deformazione anatomica, dissimulata però dall’aspetto formale tipico dello stile classico. Quando un’opera suggerisce un’emozione profonda e pone interrogativi raggiunge la propria magia, il proprio fine. In questo senso rivedo l’aspetto magico e struggente di cui parla Bellini. L’opera deve regalare emozioni”.

Le è stato conferito il Premio “Pietrasanta e la Versilia nel mondo”. Sente di appartenere alla comunità di artisti locali?

“Pietrasanta è quasi un Eden della scultura. Quando uno scultore vi approda subisce una sorta di metamorfosi, si trasforma, cambia il proprio modo di accostarsi alla materia, entra in un clima speciale che stimola non solo la fantasia creativa, ma la sua stessa manualità acquisisce un dinamismo nuovo e più coraggioso.

Il contatto con gli artigiani è senz’altro l’esperienza più stimolante, sono loro che ti mettono in condizione di entrare in questo clima millenario. Ho cominciato a Carrara nell’antico laboratorio Nicoli dove ho conoscuto artisti di diversa provenienza e di fama internazionale. Ho visto modelli di artisti del passato, di Arturo Martini ad esempio. In questi laboratori si acquisisce una grandissima esperienza formativa; sono luoghi in cui si percepisce il passare del tempo anche attraverso la storia della scultura. Poi ho scoperto Pietrasanta e da lì non me ne sono più andato”.
A proposito di grandi artisti, quali sono stati i modelli di riferimento per la sua formazione?
“Innanzitutto la scultura etrusca in quanto capace di evocare sentimenti profondamente umani, non più il distacco olimpico con il quale la scultura greca delineava la propria perfezione formale. Poi c’è la passione del primo Rinascimento fino a Michelangelo e oltre, poi ancora il grande Barocco del Bernini ma anche il Canova delle Grazie. Tutta la storia dell’arte è un percorso di formazione ineguagliabile! Per l’arte moderna tutto il Novecento da Rodin a Martini a Viani, da Marino Marini ad Henry Moore, un mito. Il Novecento è stato un periodo straordinario per la scultura moderna, numerosi sono gli artisti, anche importanti, che hanno lavorato a Carrara e in Versilia, alcuni di loro meriterebbero di essere riscoperti”.

Veniamo agli esordi, le prime esperienze sono legate alla bottega di suo padre, cesellatore orafo. Cosa le ha lasciato quell’esperienza?

“Il laboratorio di mio padre Stanislao era molto simile ad una bottega rinascimentale, era un luogo misterioso, un luogo di iniziazione. Lì ho imparato a conoscere e ad amare i metalli, a conoscerne la materia come elemento da trasformare. Per me lavorare con mio padre è stata un’esperienza iniziatica, il primo passo che mi ha portato ascoprire il piacere della creatività. Il cesello e l’oreficeria portano l’artigiano a lavorare su oggetti quasi sempre di piccole dimensioni, a volte su particolari di strutture più complesse e articolate che nel loro insieme non hanno niente di più semplice rispetto a strutture di grandi dimensioni, se non nelle proporzioni. Quindi, quando ho deciso di fare lo scultore, il passaggio alla grande dimensione è stato quasi naturale e per niente complicato. Ho lavorato col bronzo, la terracotta, il legno, materie primarie alla scultura ma ero attratto anche dal marmo.
Le prime sculture realizzate a Carrara sono state esposte alla Biennale di Venezia a cui è seguita la grande scultura ‘Nike’, per il nuovo stadio Nereo Rocco di Trieste progettato dallo Studio Celli e Tognon, un lavoro nato dopo aver vinto un concorso internazionale”.

Un progetto monumentale di 15 metri. Ci ricorda la genesi dell’opera?

“È stato il progetto che mi ha portato, agli inizi degli anni ’90, a Pietrasanta nel laboratorio di Franco Cervietti. Per l’opera di Trieste utilizzammo un bellissimo marmo bianco di Carrara e per la sua scelta, che doveva essere d’eccellenza, Franco con la sua conoscenza e con la sua esperienza è stato determinante, così come lo sono stati i suoi artigiani. L’incontro con Cervietti è stato fondamentale per entrare in sintonia con Pietrasanta e il suo marmo. Entrai così in contatto con quella straordinaria atmosfera che il processo della lavorazione artistica, in tutte le sue fasi, emana a cominciare dalla cava, dove gli addetti ai lavori spiegano le caratteristiche del materiale per completarsi nei laboratori. Un’esperienza che cambia la vita di uno scultore”.

Infine, ha alle spalle numerose importanti collaborazioni, tra queste citiamo quella con l’architetto Paolo Portoghesi. Cosa vi unisce?

“Con Paolo Portoghesi la collaborazione è iniziata con una mostra da lui organizzata alla Galleria Apollodoro di Roma dove io ho presentato la mia prima opera in marmo. Tra noi è nata una grande simpatia professionale che ci porta spesso a condividere i nostri intenti poetici. Ogni mio lavoro destinato ad uno dei suoi progetti è sempre frutto di un nostro incontro dialettico. Il dialogo che ne scaturisce ha sempre facilitato la mia possibilità di entrare in sintonia con la sua grandissima creatività. Dialogare con Portoghesi è sempre stato motivo di crescita, non solo artistica ma anche culturale e soprattutto umana”.

Paolo Borghi nasce a Como nel 1942. Le sue esperienze artistiche si legano alla bottega paterna, figlio di un rinomato cesellatore orafo e argentiere molto noto anche negli ambienti ecclesiastici. Dagli anni ’60 si dedica alla scultura, soprattutto, bronzo ed opere monmentali, per poi interessarsi al marmo di Carrara. Nel corso della sua carriera cura mostre personali allestite in prestigiose gallerie e partecipa a grandi rassegne di arte contemporanea in Italia e all’estero. Allestisce, inoltre, mostre personali anche in USA, Canada e Olanda. Molto apprezzata dai collezionisti italiani ed esteri, la sua scultura si colloca in una dimensione tra tradizione e modernità, attenta alle radici classiche ma allo stesso tempo portatrice di valori nuovi e moderni.

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