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Scheda tecnica: Fantastico Arni

Marmi e Pietre della Versilia

Dalle Alpi Apuane della Versilia sono estratti marmi preziosi che, lavorati nelle aziende industriali e nei laboratori del piano, vanno poi ad impreziosire palazzi governativi, chiese, musei e parchi pubblici della comunità internazionale. Proseguiamo con la pubblicazione delle schede descrittive dei materiali lapidei della Versilia che hanno fatto la storia economica e sociale del nostro territorio. Vediamo la loro descrizione, le applicazioni, la provenienza e la storia.
Scheda tecnica realizzata con il contributo del geologo Sergio Mancini. Foto gentilmente concesse dall’azienda  Barsimarmi Quarries srl di Pietrasanta (Lu)
Nome tradizionale: Fantastico Arni
Nome petrografico: Marmo
Colore: Bianco con venature verdi

LE CARATTERISTICHE FISICO-MECCANICHE DEL FANTASTICO ARNI

Il marmo Fantastico è stato incluso e sottoposto con analisi a norma UNI-EN nel catalogo regionale The Tuscan Marble Identities del 2010, incluso nella categoria dei marmi brecciati come da classificazioni del Progetto Marmi della Regione Toscana. Presenta dati di resistenza a compressione di 91,8 MPa con una sostenuta variazione di circa 12,3 MPa (indicativa di livelli, specialmente di colorazione violacea, con presenza di “macchia lente”) da considerarsi comunque di ottimo livello per utilizzi vari in architettura ed edilizia nei livelli più compatti e con preferenza per interni. La resistenza alla flessione è da considerarsi buona con 10,8 MPa ambiente e 10,3 MPa dopo cicli di gelività. Mentre per l’assorbimento d’acqua a pressione atmosferica (0,23%) si considerano valori discreti di compattezza, una certa attenzione va riservata a valori di porosità aperta con uno 0,6% che segnala caratteristiche di una tendenza di assorbimento tramite le venature colorate. Queste caratteristiche rispetto agli utilizzi del passato possono essere ovviamente migliorate attraverso resinatura preventiva oggi sempre utilizzata e con impiego consigliarsi in prevalenza per interni o in ambienti esterni non umidi o con variazioni importanti di umidità e temperature.

PROVENIENZA E CENNI STORICI

Il Fantastico Arni, ricompreso oggi nella varietà merceologica dei marmi brecciati (Arabescati, Calacatta) del “Progetto Marmi” delle Alpi Apuane, prende origine da particolari meccanismi di piegamento in zone di “interferenza” tra movimenti di fasi metamorfiche diverse della complessa zona strutturale dell’alta Valle di Arni, area molto studiata a livello strutturale da varie università. La deformazione ha agito su rocce più giovani del marmo apuano, calcari e livelli scistosi di varia colorazione (maiolica, scisti sericitici, cipollini, marmo zebrino). Per diversi anni il materiale fu considerato parte delle categorie commerciali dei Cipollini. L’area privilegiata per le coltivazioni di questo materiale rimane il fondovalle del torrente Turrite Secca, al di sopra dell’abitato di Arni nei pressi del confine con Vagli di Sotto, all’interno della struttura complessa con numerose laminazioni di diaspri metamorfici che tendono a creare veri e propri livelli rossastri e violacei nella massa dei Cipollini e nelle aree di contatto con le formazioni marmoree. Spesso questi livelli tendono a diminuire la qualità del materiale (soprattutto la resistenza a compressione) che spesso nella qualità violacea presentava difetti di tenuta nella saldezza delle lastre. Le prime immagini delle cave del Fantastico Arni compaiono nei cataloghi fotografici della Henraux del 1908. Notizie successive del secondo dopoguerra nelle opere di Pieri (1960) davano la gestione delle cave alla ditta Dott. Agostino Pocai e nelle località limitrofe della Serra delle Volte e del Collettino si avevano varietà di arabescati lavorati dalla società Saimi. Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale il materiale fu noto per realizzazioni residenziali in Sicilia, Tunisia e in Spagna, spesso utilizzato anche in rivestimenti per negozi e rivestimenti di macellerie e alimentari, al pari dei marmi arabescati.  Una pregiata realizzazione con rivestimenti di arredo sacro fu compiuta negli anni ‘50 per le colonne della Cattedrale di Santa Maria Assunta di Catanzaro da parte della ditta Corbellini di Pietrasanta con disegni a “macchia aperta” particolarmente indicati per il Fantastico. A partire dalla seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso si ebbero episodiche riattivazioni di queste cave. Varietà di “Venato Fantastico” con deboli venature colorate si sono estratti anche nel giacimento del Canale delle Gobbie nel Comune di Seravezza anche da parte della Henraux e altri esercenti. Nel bacino estrattivo di Arni con presenza dei giacimenti di Fantastico furono attive diverse cave presso le località Tombaccio, Prunetti, Nocellaio, Serra delle Volte, Caprone via via progressivamente riattivate o autorizzate nei pressi del confine amministrativo tra Stazzema e Vagli di Sotto.

APPLICAZIONI 

Il grande architetto austriaco Adolf Loos, nato a Brno nel 1880 nell’ attuale Repubblica Ceca e morto a Vienna nel 1933, utilizza il marmo Fantastico Arni in un suo disegno arabescato e con applicazioni a macchia aperta per appartamenti e civili abitazioni nella campagna di Pilsen. Architetto realizzatore di uno stile innovatore e modernista, disegnò opere quali la celeberrima LoosHaus di Vienna, la Villa Karma di Montreux in Svizzera e la Villa Muller di Praga.  L’architettura di Loos porta all’utilizzo esteso di marmi di difficile reperimento dalle colorazioni e venature sia di antica origine come il Cipollino Caristio dell’Isola di Eubea in Grecia che viene utilizzato per i rivestimenti esterni della LoosHaus di Vienna, sia per gli interni di diverse ville quali la Villa Steiner a Praga. Le realizzazioni studiate in molti siti di architettura con il marmo Fantastico si ritrovano in 4 abitazioni a Pilsen, di architettura degli anni ‘20, con forte utilizzo del materiale a macchia aperta in associazione ad utilizzo di legni pregiati e altri marmi come il Rosso Levanto e cipollini e calcescisti italiani. Un’altra  pregiata realizzazione di Loos è data dal Bridge Club a Vienna, in cui l’architetto utilizza sia il Fantastico sia arabescati dalla forte tonalità grigio-verde scuro e violaceo sicuramente proveniente dallo stesso bacino estrattivo del Tombaccio o anche da cave di brecce di Seravezza dalla colorazione verde-dorata.

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