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Scheda Tecnica: Statuario Altissimo

Scheda tecnica realizzata con il contributo del geologo Sergio Mancini.
Foto gentilmente concesse dall’azienda Henraux spa

Dalle Alpi Apuane della Versilia sono estratti marmi preziosi che, lavorati nelle aziende industriali e nei laboratori del piano, vanno poi ad impreziosire palazzi governativi, chiese, musei e parchi pubblici della comunità internazionale. Proseguiamo con la pubblicazione delle schede descrittive dei materiali lapidei della Versilia che hanno fatto la storia economica e sociale del nostro territorio. Vediamo la loro descrizione, le applicazioni, la provenienza e la storia.

NOME TRADIZIONALE: Statuario Altissimo
NOME PETROGRAFICO: Marmo
COLORE: Bianco latteo con sottili vene grigie

LE CARATTERISTICHE FISICO-MECCANICHE DELLO STATUARIO ALTISSIMO

Le conoscenze nel tempo delle caratteristiche fisico meccaniche dei marmi statuari della Versilia, riconducibili ai bacini estrattivi del Monte Altissimo sono ricavate dalle pubblicazioni e cataloghi Ertag (1980) dai successivi cataloghi sui marmi italiani ICE (1982) e dal Catalogo The Tuscan Marble Identities della Regione Toscana-IMM del 2010 che fornisce dati a norma UNI-EN.
Dati tecnici forniti.

dalla Henraux piu’ recenti specificano dati di assorbimento di acqua 0,09% e porosità aperta dello 0,2% indicativi di materiali con struttura serrata e con ottima resistenza agli agenti atmosferici. I dati di resistenza a compressione stato naturale sono di 113 MPa mentre i dati di resistenza a flessione indicano miglioramento da 18,33 MPa stato naturale a 20 MPa dopo 48 cicli di gelività, confermando un’ ottima resistenza agli sforzi orientati del materiale.
Precedenti dati in normativa UNI provenienti da cataloghi ICE e da pubblicazioni degli anni ’80 indicano una resistenza a compressione di 1080 Kg/cmq con leggero decremento a 1026 kg/cmq dopo cicli di gelività indicando un materiale sostanzialmente non gelivo. La resistenza a flessione veniva indicata in 212 kg/cmq. , resistenza all’urto 58 cm.
Accurate descrizioni anche su siti specializzati (Architettura di Pietra, Pietre dell’Identita’, 2008) confermano sia le schede tecniche del 2010 e anche i vecchi dati a norme UNI.  Rimane sempre attuale l’affermazione per lo Statuario dell’Altissimo sulle caratteristiche della facilità e docilita’ alla lavorazione che lo studioso Mario Pieri dedico’ nei suoi libri sui marmi d’Italia del 1960 ;  “Al paragone con qualsiasi altro marmo se si eccettuano quelli dell’antica Grecia che lo pareggiano ma non lo superano, si nota l’eccezionale bianchezza, la pasta saccaroide per eccellenza e l’assoluta obbedienza ai colpi dello scalpello …”.

PROVENIENZA E CENNI STORICI

Il Monte Altissimo è riconosciuto come il più importante laboratorio di studio di architetti, geologi e altri studiosi nelle Alpi Apuane Meridionali, derivato dall’interesse primario che i giacimenti marmiferi di questa montagna hanno sempre indotto fin dallo loro prima scoperta da Michelangelo a Giambologna, grandi scultori al servizio della signoria dei Medici nelle nuove terre del Capitanato di Pietrasanta dal 1513 e da cui iniziarono le forniture a Firenze a partire dal 1546. Culla, dunque, di grande interesse successivo per molti scultori sia dell’arte neoclassica europea e americana (Bertel Thorwaldsen, Lorenzo Bartolini, Hiram Powers, Giovanni Dupre’) sia moderna e contemporanea (Auguste Rodin, Leone Tommasi, Henry Moore, Isamu Noguchi, Jean Arp, Henry George Adam e molti altri) sulla cui storia si può approfondire presso la Fondazione Henraux.
A partire dall’inizio dell’impresa di estrazione sulla montagna del 1821 di Marco Borrini e Jean Baptiste Henraux già nel 1864 il geologo Simonin  esplorò in alcune escursioni le zone più ripide e difficili dei versanti dell’Altissimo e pubblicò un saggio intitolato Les Marbres de l’Altissimo et de Carrare, affermando della migliore qualità dei marmi statuari con grana unita nelle cave del Giardino e discendendo lungo il ripido Canale della Vincarella verso le cave originarie di Michelangelo della Piastra, nel bacino marmifero attuale della Mossa, dove si ritrovano i siti più antichi di esplorazione e scoperta. Dell’attività delle cave dell’Altissimo riportano anche Zaccagna nella Descrizione Geologica delle Alpi Apuane (1932) e precedentemente Jervis (1880-1889) con pubblicazioni redatte in inglese per l’Esposizione Universale di Londra del 1862. In quel periodo di scoperta degli statuari dell’Altissimo si ebbe un forte sviluppo di scultura e laboratori di marmi a Seravezza in un contesto di presenza internazionale da “piccola Parigi”. Durante il periodo risorgimentale importanti commesse tra il 1850 e il 1880 con marmi bianchi e statuari dell’Altissimo furono la facciata della Basilica di Santa Croce a Firenze descritta in precedenti numeri di Versilia Produce e la facciata di S. Maria del Fiore (Duomo) che valsero alla Henraux riconoscimento perpetuo delle donazioni dei materiali lapidei. Durante il ‘900 si ebbero altre visite e forniture a scultori molto importanti tra i quali va segnalata la presenza di Auguste Rodin, Arturo Dazzi e Arturo Martini, che realizzarono opere monumentali a Milano, Roma e in molte altre città,e prestigiosa architettura razionalista italiana del XX sec. quali la Stele di Guglielmo Marconi all’EUR.
Lo scultore che più di tutti rappresentò il momento di passaggio all’arte contemporanea per il comprensorio delle Cave dell’Altissimo fu Henry Moore, artista inglese che a partire dalla metà degli anni ’50 e per molti anni  frequentò e si rifornì dei marmi statuari, bianchi e arabescati delle cave delle Cervaiole e della Tacca Bianca per le sue opere che vennero realizzate dagli artigiani versiliesi, a partire dalla ben nota “Reclining Figure” situata oggi presso la sede dell’UNESCO a Parigi.

APPLICAZIONI

Le cave di marmi statuari della Tacca Bianca e del Retro Altissimo.
Il giacimento marmifero del Monte Altissimo presenta un motivo di grande piega “sinclinale” già noto negli studi geologici degli anni’60-’70 e che porta all’emergenza dei livelli marmi statuari e bianchi più puri come il Bianco Buca, Bianco Porracci, Bianco Polla in entrambi i versanti.
Le cave della Tacca Bianca, della Tela, dell’Onda e dei Colonnoni furono i cantieri fu più elevati delle escavazioni storiche iniziate secondo informazioni dal 1870 in posizione molto esposta sul versante verticale della montagna nella parte media della sua parete meridionale. I livelli metrici del marmo statuario, quasi verticali e colonnari, costrinsero ad operazioni quasi immediate in galleria descritte in dettaglio anche sulle pubblicazioni della rivista della Henraux “Marmo” nel 1966 e con lunghe e lizzature verso il fondovalle della Polla di Azzano. Il marmo statuario di questi cantieri, definito anche “carnicino”, possedeva una quasi unica colorazione e traslucidità anche per opere di scultura di notevoli dimensioni (Statua del Fiume Po a Torino, statua del Legionario a Querceta, Stele a Marconi di Arturo Dazzi e molte altre). Riattivazioni recenti di questo gruppo di cave nei cantieri Macchietta ha portato all’esaurimento di questi livelli pregiati peraltro coinvolti in piegamenti strutturali e disomogeneità assieme ai marmi bianchi puri vicini nelle stesse cave.
Nelle cave settentrionali del Bacino marmifero del Fondone, nei vari cantieri lavorati sia a cielo aperto che in sviluppo di sotterranei nelle cave Buca, Granolesa e del Piastrone, i livelli di marmo statuario e bianco puro “Porracci” si ritrovano in posizione di giacimento più favorevoli con inclinazione a “reggipoggio”, avendo favorito l’estrazione di spessori significativi del marmo fin dagli inizi del ‘900 come testimoniato da cataloghi fotografici della Henraux del 1908. Questa situazione strutturale ha consentito minori difficoltà logistiche ed estrattive con attività continuativa dagli anni ’80 del secolo scorso con livelli accuratamente studiati anche da convenzioni di ricerca tra Henraux e Università di Siena e di Pisa.

MARMI BIANCHI DELLA VERSILIA

Le cave di marmi statuari delle Cervaiole (Falcovaia).
La grande cava della Henraux con elementi di emergenza “culminale” di filoni di marmi arabescati possiede una ben conosciuta “cintura” di marmi statuari talora brecciati e con ornamentazione simile ai “calacatta”. Questi livelli merceologici sono conosciuti e lavorati fino dal 1830-1840 nelle località di Saltetto, Falcovaia, Borellacci sull’elemento montuoso della cresta del Monte Altissimo. A partire dagli ultimi 10 anni gli affioramenti più rilevanti dei marmi statuari nelle cave “Russia” sono stati coltivati a cielo aperto ed esplorazioni in sotterranei per l’estrazione delle parti più orientali della struttura geologica, associandosi ad estrazione continua delle varietà pregiate dell’Arabescato Cervaiole.

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