Scheda tecnica realizzata con il contributo del geologo Sergio Mancini.
Foto fornite da SAVEMA Spa.
NOME TRADIZIONALE: Arabescato Corchia
NOME PETROGRAFICO: marmo
COLORE: bianco con vene grigie
DESCRIZIONE
Breccia marmorea monogerica di colore bianco avorio, caratterizzata da venature di colore variabile dal giallastro al grigio, piuttosto variabili. Clasti marmorei allungati, con dimensioni che possono variare da alcune decine di centrimetri a metri. Materiale compatto, con scarse porosità superficiali (fonte: The Tuscan Stone Identities)
Il marmo Arabescato Corchia fa parte della categoria dei “marmi brecciati” delle Alpi Apuane identificati dagli studi della Regione Toscana del “Progetto Marmi” e dai cataloghi tecnici UNI-EN del 2010 della IMM-Toscana Promozione, che oggi costituiscono una base di riferimento non più utilizzabile se non tramite apposito rinnovo della certificazione fisico meccanica tramite esecuzione di nuove prove. Dal punto di vista geologico le “metabrecce” monogeniche delle cave del Monte Corchia fanno parte della struttura geologica omonima estesa in modo plurichilometrico e con buona regolarità come giacimento fino alla cresta di separazione tra i paesi di Levigliani e Volegno, ma presente fino oltre Stazzema verso sud.
Questa struttura comprende oltre alle metabrecce, marmi venati e grigio chiaro, strutture superiori di marmi “Zebrini” venati-rosacei non sfruttati e sottostanti livelli apprezzabili e un tempo estratti di
Brecce di Seravezza e “Fior di Pesco” emergenti soprattutto nelle aree di cave dismesse dei paesi di Volegno e sopra Ponte Stazzemese.
I marmi arabescati del Corchia presentano una situazione di giacimento meno complessa rispetto alla vicina struttura geologica del Monte Altissimo e delle Cervaiole. La sinclinale a metabrecce monogeniche del Corchia è composta da marmi statuari e venati al di sopra delle Brecce di Seravezza (Brecce Medicee e Skyros Corchia) un tempo sfruttati nel periodo delle prime attività intraprese da imprenditori come Emilio Simi nella seconda metà dell’800 e dalla Nord Carrara fino alla seconda guerra mondiale. Nel corso degli anni con la produzione regolare di blocchi con tipica ornamentazione da parte della Cooperativa Condomini di Levigliani e delle società Pellerano e Gruppo Savema, con cave oggi tutte in sotterraneo la particolarità più recente è costituita dall’estrazione anche di varietà di marmi a brecciatura più irregolare e a matrice verdastra, risultato dell’affioramento del nucleo della struttura geologica ad aspetto di “cipollini” molto deformati. Il materiale è costituito, secondo la descrizione petrografica UNI-EN, da una “breccia monogenica” ed è molto noto a livello internazionale in quanto presente nei precedenti cataloghi tecnici nazionali (ICE, 1982) e regionali (ERTAG, 1980) con dati UNI oggi non più utilizzabili. Un commento con le più recenti caratteristiche fisico meccaniche può essere compiuto con i dati del passato, attraverso una corretta conversione. La Resistenza a compressione a carico concentrato presenta un valore di 86,4 MPa con una variabilità di circa 4,8 MPa che rivela nel contesto di materiali brecciati una buona compattezza e un’attitudine all’utilizzo complessivo per manufatti a spessore anche in ambiente esterno. I valori di resistenza a flessione a carico concentrato di 13,9 MPa e dopo cicli di gelività di 13,5 MPa rivelano un materiale complessivamente poco gelivo con idoneità anche con climi variabili da caldo a freddo. L’assorbimento d’acqua con valore 0,17% segnala un tenore leggermente più elevato di alcuni altri marmi brecciati della Versilia (Arabescato Cervaiole e Arabescato Faniello) e la porosità aperta 0,4% presentano un materiale complessivamente non molto poroso e resistente alle variazioni di umidità, cui riservare comunque una maggiore attenzione negli usi esterni con presenza di elementi assorbenti (piogge acide, salinità.
Alcuni dati tecnici del passato (ICE,1982) indicavano valori di buona resistenza a compressione di 1033 kg/cmq con un decremento non trascurabile dopo gelività a 940 kg/cmq., confermando idoneità nelle applicazioni con una certa attenzione negli utilizzi esterni risultando per queste caratteristiche valori non elevati tra i marmi brecciati delle Alpi Apuane. Questo tipo di decremento, associato alla cosiddetta “macchia lente” si può verificare in presenza di livelli di matrice grigio-verde scuro più consistenti e può essere compensato dagli interventi di resinatura dei materiali.
Dalle Alpi Apuane della Versilia sono estratti marmi preziosi che, lavorati nelle aziende e nei laboratori del piano, vanno poi ad impreziosire palazzi governativi, chiese, musei, parchi pubblici della comunità internazionale. Con questo numero, iniziamo la pubblicazione di schede descrittive
dei materiali lapidei della Versilia che hanno fatto la storia economica e sociale del nostro territorio. Vediamo la loro descrizione, le applicazioni, la provenienza e la storia.
APPLICAZIONI
Il marmo di tipo Arabescato Corchia trova applicazioni soprattutto nell’arredo di interni (living, servizi, cucina), ma viene utilizzato anche per decorazioni, colonne, elementi di architettura, pavimenti e rivestimenti, arte statuaria.
PROVENIENZA E CENNI STORICI
L’Arabescato è estratto nei bacini del Monte Corchia nel Comune di Stazzema (LU) fin dai primi anni Quaranta dell’800 da parte del leviglianese Emilio Simi. Oggi la proprietà delle cave è per la maggior parte della Comunione Beni Comuni Levigliani e la restante parte dalla Società Pellerano. La Coop. Condomini di Levigliani siccupa dell’estrazione e della commercializzazione dei blocchi.